LA DENUNCIA DI FILCAMS E FISASCAT: CI SONO LAVORATORI CHE PER LAVORARE SPENDONO PIU' DI QUANTO GUADAGNANO IN BUSTA PAGA. C'E' CHI SI RITROVA CON UN CONTRATTO DI 1 ORA A SETTIMANA

 

Spendere per lavorare. E’ questa la condizione di molte delle lavoratrici che si occupano delle pulizie nelle caserme della polizia di stato e dei carabinieri in provincia di Trento. E’ l’amaro prezzo del ritorno alla normalità, dopo lo stato di emergenza legato al Covid che aveva richiesto sanificazioni straordinarie, ma soprattutto l’effetto dell’ennesimo cambio appalto che si traduce in un peggioramento delle condizioni di lavoro.


Dal 1° aprile il servizio di pulizie per le caserme in Trentino è gestito dalla Pulitori&Affini di Brescia, la società che si è aggiudicata il “lotto 4” di un appalto nazionale Consip. Il capitolato ha previsto un drastico ridimensionamento delle ore sia per effetto del venir meno di tutte le operazioni di sanificazione straordinarie legate alla pandemia sia per una forte riduzione delle frequenze. Il risultato è che le 51 lavoratrici si sono trovate pesanti tagli alle ore contrattuali, in diversi casi fino al 70%. “Ci sono lavoratrici, e non sono casi isolati, con contratti di appena un’ora, un’ora e mezza a settimana su due giornate – denunciano Francesca Delai e Francesca Vespa per Filcams Cgil e Fisascat Cisl -. Queste sono addette che hanno già una paga oraria netta di 5,20 euro l’ora e che magari devono farsi 20 – 25 chilometri per spostarsi da una caserma ad un’altra. In pratica per lavorare spendono più di quanto guadagnano in busta paga”.


I sindacati puntano il dito ancora una volta sul sistema distorto degli appalti che scarica sui lavoratori, spesso quelli più fragili, il risparmio di spesa. “Sono sempre queste persone a pagare sulla loro pelle capitolati costruiti senza alcuna reale aderenza alla realtà e al solo scopo di ridurre, con il sistema del massimo ribasso, il costo del servizio”, insistono Delai e Vespa facendo anche notare che per le sue caratteristiche morfologiche il Trentino ha 80 caserme sparse in un territorio molto ampio, molte delle quali in valli montane a diversi chilometri l’una dall’altra. “A queste condizioni molte lavoratrici saranno costrette a rinunciare perché non ci sono i presupposti minimi per lavorare. Ci sono caserme di tre piani che dovrebbero essere pulite da una persona in 45 minuti due volte alla settimana. E’ impossibile! Abbiamo già informato e chiesto di incontrare il Commissariato del Governo in qualità di Committente”.


E quel che sconcerta è che questo è l’ennesima riduzione di ore. “In dieci anni in ogni cambio appalto le lavoratrici hanno subito tagli di ore e dunque di stipendio. Questo non è un sistema che crea efficienza e risparmi. Scarica semplicemente i costi del servizio sull’anello più debole, le lavoratrici”, concludono le due sindacaliste.